UMBERTO FRATTAROLI
A Umberto Frattaroli piaceva tanto raccontare storie. Stare con gli amici, ospitarli in casa, vicino al fuoco. Parlare, bere un po' di vino, mangiare un pezzo di formaggio e raccontare. Così si impara, si divide l'esperienza con gli altri, diceva. Umberto era un uomo eccezionale, limpido e forte. Lo penso tutti i giorni, mi manca molto. Quando finimmo il lavoro per la registrazione del disco, la mattina, dopo averlo ascoltato mi chiamò dicendomi: "Io ti devo ringraziare"; e ancora poche parole, belle e senza decorazioni. Umberto era incantato quando sua moglie Domenica cantava. Era incantato pure la sera che si è sentito male, incantato più del solito. Voleva tornare all'aria "nativa", diceva, che gli avrebbe fatto bene. Voleva invitare ancora gli amici e fare una festa per il suo ritorno, con la musica, i canti, il vino, un po' di formaggio, di pomodori, stare assieme con Angiolino, Matuccë, Nardino e farsi un bel ballo, che a cantare diceva di fare le brutte figure. Gli mancavano le vacche e le pecore e l'aria di Colledoro. Ora è andato negli alti pascoli. Siamo onorati di averlo conosciuto.
Umberto Frattaroli, contadino figlio di contadini, mezzadro fino alla metà degli anni’80 nelle proprietà della famiglia Scarselli, ha lavorato la terra tutta la vita, con suo padre prima, coi suoi fratelli, poi con l’amata moglie Domenica e l'aiuto dei figli Giuseppe ed Elena. Campagna tutti i giorni, dalla mattina alla notte. Le luci erano sempre accese nella loro casa, e i vicini pensavano che lì non si dormisse mai.
Umberto non cantava quasi mai, ma qualche volta non riusciva a trattenersi. Un bel giorno di alcuni anni fa, una sera di aprile, partecipò ad una stornellata, come si faceva un tempo quando si lavorava in campagna. Lo ricordiamo così, mentre cantava assieme alla moglie Domenica.